L’esposizione prolungata a rumori di elevata intensità può produrre lesioni distruttive subite dalle cellule ciliate dell’organo del Corti e conseguentemente può portare a ipoacusia. A sostenerlo è l’OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità, e lo confermano anche i dati INAIL che riconoscono l’ipoacusia da rumore tra le malattie professionali più frequentemente denunciate. Ma quali sono i lavori rumorosi? E come proteggere le orecchie per evitare danni permanenti?
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Il "rumore" è un suono indesiderato o una sensazione uditiva sgradevole, fastidiosa e intollerabile dal nostro orecchio. Negli ambienti di lavoro è considerato una delle principali cause di malattie professionali.
La frequente meccanizzazione della produzione e l'introduzione di processi tecnologici continui hanno portato al moltiplicarsi delle fonti di rumore, negli ambienti di lavoro. E, di conseguenza, aumenta la percentuale di lavoratori esposti a questo fattore di rischio.
Qualsiasi apparecchiatura, macchinario o equipaggiamento può quindi essere potenzialmente pericoloso, se emette rumori oltre i livelli ammessi dalla legge.
È quindi impossibile fare una classificazione generale dei lavori rumorosi, ma ogni singolo datore dovrà valutare - caso per caso - il livello di rischio presente negli ambienti di lavoro e agire di conseguenza per limitarlo.
La valutazione del rischio deve tener conto di:
Ricordiamo che la "Legge per la sicurezza sui luoghi di lavoro" (Decreto Legislativo 81/2008) stabilisce che i lavoratori non possono essere esposti a rumori oltre gli 87 dB e che oltre gli 80 dB il datore è tenuto ad adempimenti per la riduzione e il controllo del rumore.
Recentemente, l'INAIL ha fatto chiarezza anche sulla questione "ultrasuoni". Questi, infatti, rientrano tra i rumori pericolosi, sebbene non esista ancora una normativa ufficiale che ne definisca i limiti di esposizione. Abbiamo dedicato un articolo a questo argomento.
Tuttavia non c'è bisogno di entrare in fabbrica, per essere esposti al rumore. Anche i lavori di manutenzione del verde o di piccola falegnameria, intesi come hobby, possono rivelarsi pericolosi per le nostre orecchie. Il rumore generato da un tagliasiepi, ad esempio, può arrivare fino 110 dB, mentre quello di una sega circolare da taglio fino a 106 dB.
L'esposizione non protetta a livelli elevati di rumore può provocare danni all'organo dell'udito (ipoacusia tecnopatica) e può accelerare la diminuzione delle capacità uditive rispetto alla normale perdita dovuta all'invecchiamento.
Si tratta di una vera e propria patologia, che può essere di due tipi:
I rumori possono produrre effetti dannosi non solo al sistema uditivo, ma anche ad altri organi. Si parla, in questo caso, di effetti extrauditivi, frutto di varie concause:
L'esposizione non protetta ad alti livelli di rumore è quindi molto pericolosa. Ecco perché è necessario (e in alcuni casi obbligatorio) proteggere le orecchie.
Poiché la perdita uditiva è in diretta relazione con il livello e la durata dell'esposizione, nel caso non fosse possibile attuare misure volte a contenere e ridurre il rumore è necessario proteggersi indossando specifici DPI per l'udito.
A livello normativo è la UNI EN 458:2005 a stabilire le caratteristiche che devono avere questi dispositivi, per assicurare la giusta protezione, e a stabilire i metodi di calcolo ammessi per valutare il livello di attenuazione.
In generale gli otoprotettori devono essere:
Leggi anche questo articolo in cui ti spieghiamo come scegliere i dispositivi di protezione dal rumore in base all'attività da svolgere.
E per approfondire ulteriormente, segui i nostri consigli su come scegliere gli otoprotettori più adatti.
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